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venerdì 7 marzo 2014

Recensione: Jean-Marc Vallée - Dallas Buyers Club

Essendo un reduce del telefilm Breaking Bad - capolavoro assoluto a mio parere - non potevo non cimentarmi nella visione di un altro film che di verità e dinamiche fra bene e male ne ha da vendere per tutti.



Trama: Tratto da una storia vera, il film narra la vicenda di uomo di origini texane - Ron Woodroof - dedito a una vita di sregolatezze fra donne, alcool e droga. Un giorno, senza saperne nulla, scopre di aver contratto il virus dell Hiv e da quel momento la sua vita prende una piega diversa. Siamo negli anni '80, più precisamente nell'arco di tempo che va dal 1985 al 1988. Il virus dell'Aids si espande, è sconosciuto, fa paura e si crede che solo tossici e omosessuali possano contrarlo.
Gli viene dato un mese di vita. Sente parlare di un farmaco ancora in fase di studio, l'AZT.
Non essendo Ron incluso nel programma di sperimentazione, decide di procurarselo da solo. Non conoscendo natura e dosaggi del farmaco, in poco tempo rischia di morire e finisce per ritrovarsi in un ospedale in Messico, gestito da un medico radiato dall'albo che gli offre una cura alternativa a base di Peptide T, una proteina innocua, ma non approvata dalle case farmaceutiche.
Tre mesi dopo Ron si è ripreso, si sente meglio e decide quindi di importare illegalmente la cura negli Stati Uniti. Si apre così un giro d'affari nei quali i farmaci e i cocktail scoperti dal medico in Messico, vengono importati e somministrati ai malati gratuitamente tramite l'associazione che Ron, con l'aiuto di Rayon - una transgender anche lei malata - ha costituito: la Dallas Buyers Club. Sotto un corrispettivo di 400 dollari di iscrizione alla sua associazione, Ron fornisce tutti i farmaci che riesce a procurarsi oltre il confine. Ma non sarà una cosa facile.

Analisi: Non c'è molto da dire in realtà. Il film, attraverso soprattutto la splendida recitazione di Matt McConaughey, è fin troppo eloquente. Più che l'attività di Ron - il protagonista - viene messa in luce la lenta burocrazia e il giro d'affari che le case farmaceutiche sono in grado di mettere in atto pur di incrementare i loro profitti.
Non siamo davanti a un docufilm d'accusa, ma a una semplice storia di un malato terminale di Aids che decide di non seguire la corrente, di non sottomettersi alla voce principale.
Ron Woodroof è l'esempio di come l'accademia non sia sinonimo di sicurezza. Tutto il film è un esempio di come l'ingerenza capitalista è in grado di arrugginire gli ingranaggi di un sistema che altrimenti potrebbe funzionare con maggiore efficienza.

La domanda che ci si pone alla fine è: Siamo nelle mani di chi?

Possiamo veramente dire di essere al sicuro? Di avere uno stato, un governo, un gruppo di persone da noi elette, in grado di proteggerci?
Un tema sempre attuale, in un periodo in cui la crisi economica non dà più alcuna certezza. 
Ma come ci siamo finiti qui?
Anche questa è una delle molte domande che ci si pone. 
Una casa farmaceutica, un imprenditore, una multinazionale è veramente in grado di spingere l'economia di una nazione a suo piacimento e nella direzione che vuole per sè?

La risposta a voi che leggete.



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