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martedì 22 aprile 2014

Perché continui a dormire?

Questo incubo è molto recente. Ho atteso qualche settimana per capire e mettere insieme tutti i pezzi. Ricordo che appena mi svegliai avevo chiare nella mia mente solo alcune immagini. 

Mi trovavo in prossimità di un porto. Si vedevano il mare, la sabbia e la schiuma prodotta dalle onde. Camminavo fianco a fianco a una ragazza; aveva i capelli neri, lisci e un vestito nero con uno scialle di lana, nero anche quello.
Eravamo in un mercato, c'erano bancarelle che vendevano pesce, altre vendevano orecchini, anelli, ciondoli. Altri ancora, vestiti.
La ragazza non aveva un nome e durante il sogno non glielo chiesi. Era come se la conoscessi da poco, sembrava un primo appuntamento.
I suoi occhi, simili al petrolio, non puntavano mai verso di me. Camminava a circa due metri di distanza e mi parlava. Aveva il viso giovane, senza rughe e il naso pronunciato. La sua espressione era preoccupata, gli occhi si muovevano come se cercasse qualcosa o qualcuno.
Andammo avanti fino a quando il mercato non finì. 
Al posto delle bancarelle sbucarono dalla sabbia alcune baracche di legno e marmo, con i tetti a forma di cono, fatti interamente di paglia marrone.
C'era molta gente sulla spiaggia e noi decidemmo di avvicinarci. La sabbia era umida, pulita, senza alghe o detriti.
Come dal nulla, lungo l'orizzonte, il mare cominciò a gonfiarsi. Quella che sembrava una piccola increspatura dovuta al mare mosso, si trasformò in un'onda; era scura, grigia, sporca. 
L'onda divenne enorme, non saprei quantificare i metri, ma quando ci arrivò addosso, non si vedeva più il Sole.
Colpì la spiaggia e sradicò le capanne, le bancarelle del mercato e tutte le persone cominciarono a scappare e a urlare. Ognuno pensava per sè.
In tutto quel caos la ragazza scomparve, inghiottita dal mare. La cercai, ma non la ritrovai più.
Alla prima onda ne seguirono altre. Io finii per essere trascinato verso la strada, all'interno.
Detriti, massi, lampade, tappeti, persone, era diventato un miscuglio di cose quel posto.  
Dopo aver ripreso il controllo della situazione, riuscii a trovare un palo della luce. Mi aggrappai con tutta la forza che avevo. 
Una delle particolarità di questo sogno era la fatica che facevo nel tentare di muovere le braccia e le gambe.
Proprio mentre ero lì, mentre il mare lentamente si ritirava, vidi un letto, di quelli matrimoniali. Aveva lenzuola bianche e immacolate come le nuvole. Nascondevano qualcosa.
Mi avvicinai, scansai un mobile in legno e una sedia messa al contrario. Presi le lenzuola con entrambe le mani sporche di terra e le feci scivolare via, verso di me.
Sul letto c'erano circa una dozzina di bambini, non respiravano più ed erano abbracciati l'uno con l'altro. 
Al centro, vestito di bianco, sdraiato assieme a loro, con gli occhi chiusi e la testa un po' inclinata, c'era Papa Francesco. 
Anche lui, come quei bambini, non respirava più.

domenica 13 aprile 2014

Ossa

Credetemi
quando vi dico
che non bastano
quattro chiodi
per fare
un Gesù Cristo.

Il mondo,
questa balena
gravida,
sgocciolante,
è più subdolo
di un feto
nato morto.

E' ferro disciolto,
acqua all'arsenico.
E guizza, vola
corrode quanto
l'acido che ho
nello stomaco.

Credetemi
quando vi dico
che per nascere
a questo mondo
bisogna aver
fatto un patto
coi vermi.

Ricordatevi
di chiedere loro
un posto prelibato
al chiaro di luna,
così i posteri
vedranno le vostre
ossa, almeno quelle,
luccicare nell'altitudine.

"Gli spicchi di mela sono frammenti che il Bruco dimentica nelle sue gallerie. Qualche volta marciscono, qualche volta vengono ritrovati e altre volte si perdono per strada".

venerdì 11 aprile 2014

Recensione: Marco Parlato - Tiroide - Gorilla Sapiens Edizioni

Ho scoperto questo giovane autore mentre spulciavo il catalogo della casa editrice Gorilla Sapiens. Appena letto il titolo mi sono detto: "Ma cosa si può scrivere con un titolo del genere?"
La risposta è ovvia: un libro del genere.



Trama: Il libro narra la storia di Stefano, un ragazzo universitario affetto da ipertiroidismo. La sua vita oscilla fra visite mediche e vita tipica da universitario in quel di Roma, nello specifico, all'Università La Sapienza.
Il tutto condito dalle parole che Stefano legge in un quaderno trovato per caso, scritte da un uomo nigeriano immigrato, Oluwafemi

Analisi: Il libro si legge in un fiato, sono circa centoventi pagine nelle quali i riferimenti alla cultura pop abbondano. L'occhio di Stefano è critico, acido più che caustico e rivela alcuni aspetti della società poco piacevoli, ipocrisia, cinismo fine a se stesso, egocentrismo e una linea sottile, finissima, che divide un italiano medio da un immigrato medio.
Lo stile è ancora acerbo, lo si percepisce da parole come liso, ingollare. Non per questo poco attraente. La narrazione scorre, forse troppo velocemente e alcune immagini appaiono poco chiare. 
Non vi è respiro, ma questo lo si può evidenziare come punto a suo favore. Vi è qualcosa di nevrotico, qualcosa del passivo-aggressivo e Marco Parlato ne fa un punto di forza nella sua narrazione. 
Qui si sta sviluppando uno stile, uno scrittore e da ciò che salta all'occhio, Marco Parlato è da tenere sotto osservazione, senza dubbio.

Consiglio questo libro a tutti coloro che hanno voglia di leggere qualcosa di diverso, di particolare e alle persone che con la timidezza non hanno nulla a che fare.

martedì 8 aprile 2014

Cammina insieme a me

Un giorno,
credimi,
sfiorirai
anche tu.

È l'unico
modo
che ho
per dirti
che sei
uguale a me.

Calpesteremo
lo stesso fango,
gli stessi orrori;
e io sarò lì
con te,
a domandarti
se qualcosa
di più infinito
dei nostri
passi
sia in grado
di portarci
lontano.

Goccioleremo
l'uno nell'altra,
e indosseremo
entrambi
la stessa paura
che distrae
la mente
dall'immortalità.

"Gli spicchi di mela sono frammenti che il Bruco dimentica nelle sue gallerie. Qualche volta marciscono, qualche volta vengono ritrovati e altre volte si perdono per strada".