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martedì 25 febbraio 2014

Recensione: Pier Vittorio Tondelli - Rimini

Questa notte sono in vena di nostalgie. Tondelli per me, in un certo senso, è sinonimo di anni '80.

Nato a Correggio nel 1955 e morto di AIDS nel 1991 a Reggio nell'Emilia, questo autore non è uno scrittore, non credo lo sia mai stato. E' un narratore, di quelli d'alto livello, forse impareggiabili. In vita scrisse uno dei libri più clamorosi della letteratura italiana: Altri libertini. Ma ne parlerò nei post successivi.




Rimini è un romanzo che cattura, si fa leggere ed è scritto veramente bene. E' forse uno dei pochissimi libri scritti da lui in veste di scrittore e non di narratore. E in effetti lo si capisce.
Nelle ultime pagine Tondelli ci spiega che questo libro è nato per caso: doveva scrivere alcuni articoli in quel di Rimini, ma non ci andò mai e decise di crearci su una storia.
Vi sono parecchi intrecci: un sassofonista, un giornalista - Marco Bauer - una ragazza tedesca in cerca di sua sorella e altro ancora. Tutti accomunati da quel luogo, tutti immersi in quei turbolenti anni '80.
La nascita degli yuppies, per fare un esempio. In questo libro ci sono tutte le caratteristiche dell'uomo travolto da quei momenti, dalla moda sfrenata, dall'emancipazione omosessuale, da quella terribile malattia che è l'AIDS - anche se non ne parla mai.
Non ci sono messaggi importanti, non c'è una morale. Nonostante tutto, è un libro che non lascia molto al lettore, se non una piacevole immersione, per così dire.
No, non mi è piaciuto. Tondelli non era uno scrittore, non creava intrecci clamorosi o personaggi destinati a rimanere nella storia.
Era ciò che narrava a dover rimanere nella storia.
Alcune parti di questo libro risultano un po' confuse, ma non per lo stile narrativo - assolutamente impeccabile.
Forse è quel continuo cambio di prospettiva, il passaggio dalla prima alla terza persona senza alcuna avvisaglia per il lettore, a renderlo maledettamente ostico.
Ammetto che in alcune parti mi ci sono ritrovato, soprattutto nella lettera del ragazzino, quando descrive la spiaggia, gli scogli, i bomboloni alla crema - e sfido chiunque a dire il contrario se ha passato le vacanze nei dintorni di Rimini.
La crudezza dei risvolti sessuali, le descrizioni meticolose di quei rapporti sia etero che omosessuali passano quasi inosservate. Questo grazie alle sue capacità narrative, al perfetto utilizzo dei climax.
Sembra di essere lì insieme ai suoi personaggi, quando li descrive.
E se ci si concentra abbastanza si può persino sentire l'odore e il sapore di ciò che descrive, la confusione delle conferenze e dei party ai quali partecipa il giornalista Marco Bauer.
L'omicidio del politico di turno lo rende, a tratti, un giallo o noir per meglio dire, ma in realtà non è nulla di tutto questo.

Rimini è semplicemente un libro che ci regala - forse all'insaputa dello stesso Tondelli - il punto di vista di un giovane intellettuale degli anni '80.

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