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lunedì 31 marzo 2014

Recensione: Steve Rodney McQueen - 12 anni schiavo

Questo film è tratto dall'autobiografia di Solomon Northup, scritta nel 1853. Mi ci sono accostato per curiosità, più che per fama.



Trama: Il film narra le vicende di Solomon Northup nel periodo immediatamente prima la guerra di secessione. Solomon è un uomo di colore, libero. Vive con la sua famiglia a Saratoga Springs, nello stato di New York. Ottimo violinista, cede all'offerta di ingaggio di due falsi agenti di spettacolo che lo venderanno come schiavo nelle piantagioni di cotone della Louisiana, sotto la guida dello schiavista Edwin Epps.
Da quel momento in avanti, Solomon rimarrà schiavo per dodici anni, cambiando più volte padrone e subendo ogni tipo di maltrattamento fisico.

Analisi: Questo è uno di quei film da vedere almeno una volta nella vita. Non si tratta di schiavismo fine a se stesso. Non è un film che accusa i bianchi, almeno, non dà quest'impressione. La parte interessante riguarda tutto ciò che accade a livello emozionale e sentimentale. Esiste una giusta dose di persone buone e di persone cattive, per dirla in termini semplici.  Ci fa comprendere come, durante lo schiavismo, esistessero comunque persone che guardavano a tale scempio come qualcosa di orribile, ignorante e senza alcun senso.
Mi ha ricordato da lontano Il colore viola di Steven Spielberg, anche se il pathos, bisogna ammetterlo, lo si ritrova in misura minore.

Consiglio questo film a tutti, perché è uno dei pochissimi, oggi in circolazione, in grado di fornire un punto di vista assolutamente neutrale ed equilibrato su ciò che è stato il razzismo e soprattutto lo schiavismo nell'America di metà '800.


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